Il sughero e la sua storia
Io e Luise ci siamo avventurati nella regione dai colli dipinti d’oro. Il viaggio è stato una meditazione in movimento, dalle infinite distese di fieno alle distese di quercia da sughero detta sughera. Alcuni degli alberi si presentavano spogli della loro corteccia, altri invece no, ma avevano delle targhette con dei numeri che indicavano l’età della corteccia. Infatti per non danneggiare l’albero il raccolto viene fatto ogni 9 anni e la pianta deve averne almeno 25.
Originaria dell’Europa sud-occidentale e dell’Africa nord-occidentale la sughera è una pianta molto longeva, la cui vita media è di 200-300 anni. Il Portogallo e la Spagna sono paesi che spiccano per quantità e qualità nella produzione di sughero. In particolare in questa regione ci si occupa della sua produzione e lavorazione da molte generazioni.
Io e Luis ci siamo recati dal nostro fornitore di sughero che è un’eccellenza nel suo ramo, l’artigiano Miguel Pacheco a Sanvicente de Alcantara, comune che si trova ad ovest della Spagna, al confine con il Portogallo. Alle porte del paese ci siamo fermati in un’azienda locale tipica del posto che lavora il sughero. Mentre gli operai si stavano preparando per la pausa pranzo, il titolare ci ha accolti amorevolmente e ci ha accompagnati illustrandoci le varie fasi della produzione.
Il sughero dopo il raccolto viene bollito in acqua e successivamente messo in appositi contenitori. La classificazione del sughero la fa l’utente finale; così dai ritagli più piccoli si ricavano i tappi, da quelli con più difetti invece si producono per esempio isolamenti di pavimentazioni e rivestimenti per le case.
Lasciata la piccola azienda ci siamo addentrati nelle strette vie del paese dalle case bianche, fino ad arrivare nel laboratorio di Miguel Pacheco. L’artigiano ci ha accolto con gioia illustrandoci per prima cosa la sua collezione di prodotti in sughero, dagli Con il nuovo orologi a cù-cù alle borsette da donna e portafogli. Lui, che si occupa dell’artigianato da 20 anni, ci parlava del suo mestiere con enfasi ma allo stesso tempo con timore. Ci ha raccontato che nel suo paese un tempo c’erano 6.000 abitanti e tutti vivevano grazie alla lavorazione del sughero. Con il nuovo millennio e l’arrivo della crisi le 70 piccole aziende di una volta si sono ridotte a poche unità. L’industria del vino è passata dal tappo in sughero a tappi in silicone, alluminio o plastica e sono rimasti pochi i sostenitori del tappo in sughero ritenendo che ne migliori il gusto. Purtroppo l’economia locale e l’ambiente ne fanno le spese, ma di questo problema non se ne parla.
Il sughero è amico dell’ambiente e di uso comune. L’azienda Flaska utilizza il sughero nella collezione Natural sia per i tappi che per le cover dai diversi design, e con i nostri ordinativi supportiamo le spese di due famiglie intere.
Proseguendo la nostra visita ci siamo diretti verso il laboratorio dove Maria cuciva proprio le nostre cover. Mentre osservavo le sue abili mani, mi sono reso conto che da adesso in poi guarderò le cover in sughero di Flaska con altri occhi. Il gran lavoro artigianale è svolto con estrema precisione: tutte le cover aderiscono perfettamente alla bottiglia. La cover viene fatta in 5 fasi: dal taglio preciso alla cucitura perfetta. Il fatto che non ci siano stati mai reclami di nessun genere sono la prova della qualità del prodotto.
Le cover in sughero arrivano poi direttamente in casa Flaska, dove vengono incisi i vari disegni. Il primo è stato “Flower of Life” ed è stato da subito amore per i nostri clienti. Alla collezione abbiamo poi introdotto “The New Beginning”, " Authentic" e da quest’anno è nata “Flaska Emoto Peace Project” con il cristallo Love e Gratitudine. Da oggi è possibile personalizzare anche le cover in sughero, rendendo unici anche i modelli completamente naturali con cover e tappo in sughero.
Maks
Visionate il video del nostro viaggio ...